Sempre più vicino
Leggendo Amore Liquido di Z. Bauman sono stata accompagnata dalla colonna sonora dei Casino Royale, Sempre più vicino, che recita:
“Senti un suono sale lontano
Respirando suono unisono
Segui quelli con cui sognare puoi
Sempre più vicino tra noi
Io lo spero quando mi fermo
A pensare a quello che aspetto
Ad ogni cosa che qui è una sfida
Al millennio che si avvicina”
Assalita da quelle emozioni di speranza che negli anni novanta mi hanno traghettato fino al nuovo millennio mi ritrovo ora a conclusioni più lucide, più amare, meno vicine, più lontane.
Bauman asserisce che l’ubiquità e la costante presenza della prossimità virtuale sposta il nostro equilibrio verso la lontananza, verso la distanza. Una distanza ormai sociale e spirituale che ci scaglia lontano da qualunque esperienza fisica ed emozionale. Ergo, come dice il filosofo si fa tutto più liquido.
Mi domando quindi quanto tutto questo stia intaccando l’arte, quanto tutto questo, aggravato dalla situazione pandemica possa mutare la sfera più importante, quella esperienziale, quella fondamentale fatta delle epifanie che ispirano l’arte e quella delle emozioni che dovrebbero toccare gli spettatori.
Forse ci siamo distratti. Forse non abbiamo ancora capito o ci siamo dimenticati che i messaggi, qualsiasi essi siano, non possono essere filtrati o confezionati come pacchi di Amazon. I messaggi non possono prescindere dall’esperienza reale, prossimale, di vicinanza e di comprensione.
Ascoltare.
Questa dovrebbe essere la parola del nuovo millennio. Se la decliniamo sulla realtà, questa azione ci permetterebbe di vivere le relazioni con tutto ciò che ci è prossimale in maniera generativa, sia da un punto di vista immaginativo che pratico, creando così un flusso energetico che riuscirà a partorire quell’agognato figlio: il nostro futuro.
Akami